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GATTO BENGALA

ECOSISTEMA

Gatto selvatico vs domestico

Attestato Seminario Lince e Gatto selvat

Perchè il gatto domestico va tenuto in sicurezza

C'è molta confusione riguardo il gatto domestico (per capire bene la differenza abissale dal selvatico bisogna leggere il prossimo paragrafo), si pensa che sia più felice se esce, che è naturale che cacci, che sia impossibile tenerli in casa e molte altre scuse che si basano solo sulla propria esperienza superficiale personale. Il gatto domestico non ha niente di naturale, essendo stato selezionato dall'uomo, non ha un posto nell'ecosistema, non può quindi farne parte perchè sarebbe una lotta ad armi impari fra 600 milioni di gatti, ovvero in sovrappopolamento, ovvero sono una delle specie più invasive, e delle prede spesso e volentieri classificate come a rischio o minacciate. I gatti oltretutto essendo anche nutriti dagli umani cacciano in eccesso (in modo simile al surplus killing) per divertimento e con tassi di riuscita ben più alti non soffrendo la fame che potrebbe distrarli nella caccia. I gatti domestici sono infatti classificati come una delle principali cause di estinzione di microfauna (rettili, uccelli, mammiferi) tanto che paesi come l'Australia hanno attuato un programma per l'eradicazione del gatto, e ai gatti viene sparato a vista. Per quanto da noi il problema sia meno grave, essendo che perlomeno i predatori come i gatti selvatici li abbiamo sempre avuti, è pur sempre un grosso problema che possiamo limitare sterilizzando tutti i gatti domestici randagi, che tanto fanno una vita di stenti, preservandoli tramite l'allevamento responsabile, incluso l'allevamento degli europei e limitando l'accesso all'esterno ai nostri gatti di proprietà solo in sicurezza così da preservare la microfauna e preservare la loro vita. Un gatto che esce ha una vita media massima di 7 anni, fra rischio altissimo di esser investito, predato o di contrarre malattie incurabili come la FIV e la FELV. Se aggiungiamo che un gatto di razza, specialmente appariscente come il bengala, viene sempre rubato vien di conseguenza perchè non vadano fatti uscire.

GATTO SELVATICO

Gatto selvatico di
Antonio Macioce

GESTIRE IL GATTO NEL RISPETTO DELLA NATURA di Davide Rufino

Se avere un affetto a quattro zampe è un’esperienza preziosa e impagabile, allo stesso tempo siamo anche chiamati a precise responsabilità. Perché anche se è praticamente impossibile da credere, il gatto domestico (se gestito male) può rappresentare una grave minaccia per la vita selvatica, la biodiversità e l’ambiente. Purtroppo, però, si tratta di un problema “criptico”, poco affrontato, di cui media e associazioni parlano poco e niente. Questo perché è un argomento complesso, delicato, che tocca direttamente le corde emotive delle persone che vivono questi discorsi come attacchi personali o attacchi al loro gatto. Cosa che non è assolutamente vera. PREMESSA: questo è un articolo scientifico. Esorto gli scettici sull’argomento a leggere e a informarsi con mente aperta e propositiva, senza scadere nelle solite frasi fatte, nelle offese e negli insulti. Commenti poco consoni non verranno degnati di risposta e verranno cancellati. Non si tratta di una mia opinione, ma di studi e ricerche a risonanza globale. Snoccioliamo la questione:

GATTO DOMESTICO SPECIE INVASIVA

  •  COS'È IL GATTO DOMESTICO?

A molti piace l'idea di avere in casa una tigre in miniatura, ma la realtà è ben diversa. Il gatto domestico (Felis silvestris catus) è il risultato di una selezione operata dall'uomo, cominciata circa 7.000 anni fa. L’antenato del gatto domestico è il gatto selvatico (Felis silvestris), con ogni probabilità la sottospecie nordafricana (Felis silvestris lybica). Ovviamente, la selezione per mano umana è “forzata” e non segue le leggi della selezione naturale. I gatti sono stati selezionati non solo per l’aspetto (fenotipo), ma anche per le attitudini e il carattere. Di conseguenza, dopo millenni di selezione il risultato è un animale molto diverso dal “prototipo originale”. Un animale che in natura non esiste.
 

  •  QUALI SONO LE DIFFERENZE FRA GATTO DOMESTICO E GATTO SELVATICO?

Il gatto selvatico (Felis silvestris) esiste ancora. A differenza delle credenze comuni, un “gatto selvatico” non è semplicemente un randagio poco confidente, bensì una specie ben distinta e selvatica al 100%, rara ed elusiva, particolarmente protetta dalle leggi italiane e internazionali. Il gatto selvatico è presente anche in alcune zone d’Italia. Il suo aspetto ricorda un tipico gatto domestico tigrato, ma ad un’analisi più attenta vi sono alcune piccole differenze (visibili osservando l’animale con occhio esperto e attenzione) che rendono il selvatico inconfondibile. Tuttavia, la differenza principale è il carattere: il gatto selvatico non è solo elusivo, ma è fortemente territoriale e non tollera i suoi simili nel raggio di diversi chilometri quadrati. Il gatto domestico, invece, è stato selezionato per essere tollerante sia con l’uomo che coi suoi simili: questo consente la formazione di assembramenti e colonie che in natura, col gatto selvatico, non sarebbero possibili.
 

  • PERCHÉ ABBIAMO SELEZIONATO IL GATTO DOMESTICO?

Il gatto ci piace. E ci è stato utile fin da quando i primi esemplari che vivevano nelle vicinanze dei villaggi cacciavano i topi e svolgevano inconsapevolmente un servigio “proteggendo” le nostre scorte di cibo dai roditori. Il gatto, così, è stato addomesticato e portato in giro per il mondo principalmente per “combattere” i topi. Col tempo, è diventato a tutti gli effetti un animale da affezione. Fondamentalmente lo amiamo e amiamo averlo con noi. Ecco perché negli ultimi secoli sono state selezionate razze dall’aspetto e dai colori più vari. Purtroppo (o per fortuna) per il gatto, ci siamo divertiti a “giocare”. Oggi, nel 99% dei casi, le persone possiedono gatti per compagnia e per affetto.
 

  •  QUESTO COS’HA COMPORTATO?

Proprio perché amiamo i gatti, ormai questi piccoli felini sono presenti dappertutto. Ovunque ci sia l’uomo, anche i gatti sono presenti in abbondanza. Dal Polo Nord al Polo Sud, su tutti i continenti, persino nelle piccole isole più remote. Ma questa diffusione del gatto domestico in ogni dove sta comportando gravissime conseguenze a livello ambientale. Questo perché il gatto conserva intatto (e più forte che mai!) l’istinto predatorio. Ciò significa che il gatto domestico, messo nelle condizioni di cacciare, prederà esattamente come farebbe un qualunque carnivoro selvatico. Ma c’è un problema: il gatto domestico non si “limita” a essere una specie alloctona, ma come risultato della nostra selezione -lo ripeto- è un animale che in natura non esisteva e non esisterebbe. Di conseguenza, ogni predazione ad opera di un gatto domestico non è un evento naturale ma un evento causato da un animale inserito nell’ambiente dall’uomo, e che senza l’intervento umano lì non ci sarebbe stato.
 

  • IN CHE MODO IL GATTO DOMESTICO DANNEGGIA LA FAUNA SELVATICA?

Il gatto domestico, in quanto felino, è un eccellente cacciatore. Caccia di tutto e indiscriminatamente: specie comuni come colombi, cince, pettirossi, merli e altri uccelli di ogni specie, ma anche topi, ratti, arvicole, toporagni, ghiri, scoiattoli, pipistrelli e altri micromammiferi. Ovviamente, caccia indiscriminatamente anche specie rare e/o protette come piccoli rapaci (sparvieri, gheppi, civette, assioli, barbagianni), mammiferi più grandi (conigli, lepri, donnole) e una quantità indefinibile di anfibi (rane, rospi, salamandre) e rettili (lucertole, ramarri, bisce, colubri, vipere). Senza considerare gli invertebrati. Il gatto domestico caccia in ogni periodo dell’anno, che si tratti del periodo delle migrazioni degli uccelli, o della nidificazione e della riproduzione (con i genitori intenti a sfamare i piccoli, che dipendono ancora da loro), o di un periodo particolarmente duro per la fauna selvatica (un inverno molto freddo, o un’estate troppo calda e secca)
 

  • PREDARE È NELLA NATURA DEL GATTO?

Assolutamente sì, il gatto domestico è un felino e l’istinto della caccia è innato. Non lo fa per cattiveria. Tuttavia, bisogna sempre tenere presente che -lo ripeto- si tratta di un animale frutto di selezione umana, un nostro “prodotto” che non esisterebbe in natura se non nella sua forma originale, il vero gatto selvatico Felis silvestris. E l’impatto di un gatto selvatico, unico della sua specie in diversi chilometri quadrati e totalmente integrato nel suo habitat (al pari di ogni altro animale selvatico), non è paragonabile a quello di centinaia di gatti domestici inseriti nell’ambiente dall’uomo e concentrati in pochi ettari di terreno.
 

  • PERCHÈ IL GATTO DOMESTICO È “FUORI CONTESTO”?

Nonostante presenti ancora i suoi istinti da felino, il gatto domestico è ormai alienato dal mondo naturale per tutta una serie di motivi. Non è solo lo sterminato numero di gatti domestici a essere innaturale, ma anche le leggi innaturali a cui il gatto obbedisce. Se un vero predatore selvatico (volpe, faina, falco, gufo, serpente) non riesce ad avere successo nei suoi tentativi di caccia è destinato a morire per fame secondo le leggi della selezione naturale. Il gatto può permettersi di sbagliare, a casa c’è spesso la ciotola generosamente riempita dal padrone. Questo significa che anche un gatto poco bravo nella caccia, il giorno dopo, sarà in forma smagliante e potrà ritentare all’infinito. I selvatici sono soggetti a malattie, fame, freddo, parassiti. Possono cacciare raramente al massimo delle loro possibilità. I gatti domestici sono gestiti e curati dal padrone, che li porta regolarmente dal veterinario. Possono così proseguire nella loro “opera” sani e sempre in forma, diventando a tutti gli effetti dei “competitori sleali” per i predatori selvatici. Con la differenza che se un predatore selvatico non mangia, muore di fame. I gatti no. Dunque, il gatto domestico, oltre che predare direttamente alcune specie selvatiche, sottraggono risorse ad altre rendendo loro la vita ancora più difficile. Persino i topi, considerati una piaga, sono estremamente importanti perché costituiscono il cibo di tantissime specie di carnivori selvatici. Quando un gatto preda i topi viene visto come una benedizione per l’uomo. Purtroppo è invece un vero flagello per i selvatici. E se questo discorso vale per i gatti padronali, anche i randagi (che spesso devono provvedere a sé stessi) restano comunque fuori dal contesto naturale perché frutto di rilasci, smarrimenti e abbandoni. Dunque, pur sempre animali domestici o discendenti di animali domestici che in natura non erano presenti.
 

  •  IL GATTO CACCIA ANCHE QUANDO MANGIA LE CROCCHETTE?

Fra i padroni vige spesso la convinzione che un gatto con la pancia piena non se ne vada poi a predare piccoli animali selvatici. Ebbene, ciò è sbagliato. Il gatto risponde semplicemente a un istinto, che deve soddisfare di continuo. Non si tratta di cattiveria, ce l’ha semplicemente scritto nel DNA. Anche un gatto satollo può diventare un temibile predatore. E spesso, una predazione ad opera di un gatto sazio diventa una vera agonia per la malcapitata preda: il felino non sente la necessità di uccidere e mangiare, perciò finisce spesso per “giocare” con la preda agonizzante. Un comportamento non certo dettato da cattiveria, ma non è giusto che un piccolo animale selvatico debba patire tutto questo a causa di un padrone irresponsabile e/o inconsapevole che lascia fare questo al proprio gatto.
 

  •  E SE GATTO SELVATICO E GATTO DOMESTICO SI INCONTRASSERO?

Un altro grave danno alla natura. Il gatto selvatico presenta un fenotipo ben preciso, frutto dell'evoluzione, ed è perfettamente adattato alla vita selvatica poichè fa parte del ciclo naturale e dell’ecosistema. Il gatto domestico, invece, presenta tutta una serie di caratteristiche selezionate dall’uomo che lo rendono meno adattato all’ambiente e alla vita selvatica. Tuttavia, a livello genetico l'ibridazione è ancora possibile. Un fatto grave, poichè i gattini che nasceranno presenteranno caratteristiche intermedie. Il gatto selvatico, già raro in tutto il suo areale, rischia di vedere "inquinato" il suo pool genetico da una specie modificata dall'uomo. Il risultato? Perdita delle caratteristiche selvatiche (che permettono al gatto selvatico di vivere bene in natura) e perdita graduale della specie pura Felis silvestris, che in alcune zone potrebbe venire sostituita da ibridi. Grave danno alla biodiversità, enorme danno "morale" alla ricchezza biologica della natura. In molte zone, recenti studi hanno evidenziato come ormai i “gatti selvatici” siano praticamente tutti ibridi col gatto domestico. Riassumendo, il gatto selvatico sta rischiando una vera e propria “estinzione silenziosa”.
 

  • PERCHÈ ALLORA I GATTI VENGONO LASCIATI LIBERI?

Moltissimi padroni pensano che sia giusto lasciare i gatti liberi di girare. Non si rendono conto che stanno inserendo un efficiente predatore “artificiale” nell’ambiente, si giustificano aggrappandosi a credenze popolari, cultura spicciola, tradizioni e a un modo sbagliato (ma purtroppo consolidato) di concepire l’ambiente. Frasi come “è la natura”, “il gatto fa il suo mestiere”, “i gatti ci sono sempre stati” o “esistono problemi più gravi” sono ormai immancabili quando gli studiosi cercano invano di far notare il problema. Anche se esistono ormai da millenni, i gatti domestici non ci sono sempre stati. Ci sono stati da quando lo abbiamo deciso noi esseri umani. E anche se parliamo di alcune migliaia di anni, si tratta di un momento effimero in confronto alla storia della Terra e ai processi evolutivi delle specie. L’ecosistema non potrebbe mai evolversi e adattarsi a un predatore gestito e mantenuto artificialmente, fatto proliferare e inserito ovunque nel mondo in numeri spaventosi. La presenza di gatti in campagna o nelle fattorie era/è ormai diventata una tradizione, e per alcuni è la norma. Per molte persone, un animale deve vivere sempre libero in quanto “animale”, ma in realtà quando si parla di animali domestici dobbiamo fermarci a riflettere. Quasi tutti hanno cani e gatti in casa, nel giardino o nei dintorni. Il numero degli animali domestici è vertiginoso, non paragonabile a quello che era anche solo pochi decenni fa, ed è in costante aumento. Si stima che i gatti domestici, nel mondo (fra padronali, randagi e rinselvatichiti), siano circa un miliardo. La situazione attuale obbliga una volta per tutte a una riflessione, pena gravissime perdite di biodiversità a causa degli animali domestici, che purtroppo sono spesso un “capriccio” e vengono gestiti da persone non preparate o che sbagliano credendo di agire a fin di bene. Altri ancora, purtroppo, arrivano a vantarsi delle gesta predatorie del loro gatto felicitandosi delle prede morenti o decapitate che il felino porta in casa. Alcuni, a ogni preda del loro gatto, si sentono in qualche modo “realizzati” nel loro ego. Questo dimostra scarsissima empatia e mancanza di rispetto nei confronti della natura e degli animali da parte di chi magari si professa animalista: in natura gli eventi predatori sono la norma, ma quando ciò accade a causa della propria incapacità di gestire un animale domestico, c’è ben poco da esultare.
 

  • IL BENALTRISMO RIGUARDANTE I GATTI

Troppo spesso, quando gli studiosi tentano di far notare il problema, i padroni dimostrano arroganza e presunzione minimizzando il problema. Cercano di spostare l’attenzione su altre questioni a loro dire “più importanti e più gravi”, come caccia, bracconaggio, inquinamento, plastica, incendi, cambiamenti climatici. Purtroppo, questa è la peggiore forma di benaltrismo. Evidenziare altri problemi non significa risolvere automaticamente quello di cui si sta parlando. Un problema, purtroppo, non esclude gli altri. E il problema della malagestione del gatto domestico non risiede solo nei danni che effettivamente ci sono, ma anche nella difficoltà nel far realizzare alle persone che il problema esiste. Cosa non facile. E se la difficoltà parte già dal riconoscimento di un problema, significa che il problema in sé è di difficilissima risoluzione. Tutta la fauna selvatica è in grave difficoltà a causa di innumerevoli problemi, ma quello relativo alla pessima gestione del gatto domestico è inaspettatamente uno dei più gravi e sottovalutati. C’è poco da fare i benaltristi, i numeri parlano chiaro: i gatti predano una quantità ben maggiore di fauna selvatica rispetto ai cacciatori umani (chiamati spesso in causa come termine di paragone), il che può sembrare sorprendente, ma basta solo ragionarci un attimo: i cacciatori che sparano secondo la legge possono abbattere solo determinate specie, solo in alcuni periodi dell’anno e in numero limitato. I gatti predano qualsiasi specie, protetta o no, 365 giorni l’anno. E parliamo di diverse centinaia di milioni di gatti sparpagliati per il mondo. Riescono a fare peggio persino dei bracconieri, che devono agire nell’ombra. I gatti, invece, non hanno di questi problemi: amati e benvoluti da tutti, predano di continuo e alla luce del sole col consenso dei padroni. Ovviamente, da un punto di vista etico le cose non sono paragonabili: cacciatori e bracconieri umani uccidono consapevolmente, e spesso anche crudelmente. Il gatto non preda certo per cattiveria o divertimento, ma parlando solo di numeri è innegabile che questo sia un problema estremamente grave e terribilmente sottovalutato.
 

  • CI SONO PROVE SCIENTIFICHE DEI DANNI DA GATTO?

Assolutamente sì. Ogni CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) può elencare tutti gli animali selvatici agonizzanti accolti nelle strutture perchè predati da un gatto, ed esistono studi da parte di autorevoli gruppi di studiosi e università che provano con sicurezza i danni da gatto domestico. Si stima che il gatto domestico, nel ventesimo secolo, sia stata la causa (inconsapevole) dell'estinzione di più di 30 specie di uccelli. Ogni anno, nel mondo, il gatto domestico uccide qualcosa come diversi miliardi di uccelli e micromammiferi (miliardi, non milioni!), senza considerare la quantità indefinibile di anfibi, piccoli rettili e invertebrati. Molte specie, anche in Italia, sono a grave rischio di sparizione anche a causa dei gatti domestici. I danni sono particolarmente gravi sulle isole caratterizzate da fauna endemica, ma basta spulciare i dati per capire come l'impatto del gatto domestico sia grave anche su grandi continenti.
 

  • È POSSIBILE TENERE UN GATTO IN CASA?

Non solo è possibile, ma è doveroso nei confronti della natura. Chi ha un gatto abituato a uscire è chiamato a una vera impresa, ma i gatti vanno abituati fin da piccoli a stare fra le mura domestiche. Dunque, la consapevolezza deve partire già dai primi momenti: chi decide di prendere un gatto deve avere ben chiaro il problema e deve agire responsabilmente. Ancora oggi, molti sono convinti che il gatto domestico sia ancora un animale selvatico e che debba necessariamente vivere libero. Stranamente, gli stessi ragionamenti non vengono fatti per cani, conigli, criceti e altri animali domestici. Per una qualche ragione, il gatto gode di questo “status” di libero a prescindere, un retaggio culturale dei secoli scorsi. In realtà, per quanto possa essere difficile da accettare, un gatto può vivere benissimo in casa. Sarebbe sbagliato antropomorfizzarlo, attribuirgli sentimenti umani o proiettare su di esso le sensazioni del padrone arrivando a convincersi che tenerlo in casa sarebbe "crudele". Basta fornirgli spazio, cure adeguate, un ambiente stimolante, giocattoli. Basta farlo giocare spesso e farlo muovere per soddisfare il suo bisogno di correre e saltare. Certo, non è facile. Ci vuole tempo, ci vuole pazienza. Ma non tutti ne hanno voglia, e un gatto non è un giocattolo. Prendersi un gatto non significa lasciarlo libero e accontentarsi di vederlo una volta tanto. A che pro prendersi un animale domestico se poi non si può/vuole godere della sua compagnia o non gli si può/vuole dedicare del tempo? Prendersi un gatto significa assumersi una responsabilità nei confronti del gatto stesso e degli animali selvatici. Un gatto, inoltre, uscendo rischia continuamente la pelle: potrebbe venire predato da un selvatico (volpe, rapace), finire investito da un’automobile, incontrare qualche malintenzionato, ingerire un boccone avvelenato, finire in una trappola, prendersi delle malattie. Chi ama il suo gatto lo tiene in casa. Frasi come “meglio morire libero che vivere chiuso in casa” denotano solo spocchia, ignoranza e menefreghismo. Queste persone, semplicemente, non sanno assumersi delle responsabilità e non meritano la compagnia di un gatto.
 

  • COS'ALTRO BISOGNEREBBE FARE?

Ognuno, nel suo piccolo, può fare la sua parte. Sterilizzare il proprio gatto è il minimo sindacale, bisogna sterilizzare il gatto per impedire cucciolate indesiderate, senza paura di andare “contronatura”: il gatto è un animale domestico al di fuori del contesto naturale, sta a noi gestirlo e controllarne le nascite. Ma bisogna considerare che anche i gatti sterilizzati continuano a cacciare, perciò -come ho già detto- vanno tenuti in casa. Questo è quel che possiamo fare nel privato. Purtroppo non basta, perchè gli abbandoni e l’incuria della gente hanno provocato un massiccio randagismo felino, con immense popolazioni di gatti senza padrone e ormai ben poco confidenti. L’abbondanza di randagi, oltre che essere una minaccia per la biodiversità, favorisce l’insorgere di malattie e di nascite incontrollate. In questo caso sta alle istituzioni e ai comuni occuparsi di sterilizzare e gestire le colonie feline, cosa che spesso non accade. E nel menefreghismo delle amministrazioni comunali il problema perdura e si aggrava, coi privati cittadini che spesso provvedono a catturare e sterilizzare gatti a loro spese sopperendo alle mancanze delle istituzioni. Urgerebbero nuove leggi, anche molto severe, come la sterilizzazione obbligatoria, obbligo di microchip (già obbligatorio per i cani) e sanzioni per chi lascia il gatto a zonzo, ma purtroppo per ora si tratta di un argomento tabù.
 

  • L’ESPERIENZA PERSONALE CONTA?

Ben poco. Perché di fronte a certe scomode verità, molti si appellano alla propria esperienza personale mettendola sul livello di studi, ricerche e fatti scientifici comprovati. Frasi come “ma tanto il mio gatto non farebbe del male a una mosca” sono la classica giustificazione di chi non ha voglia di impegnarsi per gestire responsabilmente il proprio gatto o di chi sa di aver sbagliato ma non vuole ammetterlo. Certo, ogni gatto ha il suo carattere: accanto ai cacciatori inesorabili abbiamo anche i pigroni che amano poltrire 24 ore al giorno. Ma il problema relativo alla pessima gestione del gatto è generale, non riguarda i casi specifici. Altre persone, inoltre, affermano che i gatti non sono un problema perché non li hanno mai visti cacciare, o perché “secondo loro” non costituiscono una minaccia visto che nella zona “nessuna specie si è mai estinta”. Come dico sempre, le opinioni personali (perdipiù non suffragate da conoscenza dell’argomento) stanno a zero quando a parlare è la scienza.

Ecco alcuni link utili, si tratta di studi e ricerche autorevoli sull'argomento per chi volesse aprire gli occhi sul problema. Se masticate l'inglese, rendono bene l'idea del fenomeno:

 

  1. https://en.wikipedia.org/wiki/Cat_predation_on_wildlife

  2. http://www.thewildlifenews.com/2012/08/14/domestic-cats-are-a-huge-destroyer-of-wildlife/

  3. https://www.smithsonianmag.com/science-nature/feral-cats-kill-billions-of-small-critters-each-year

  4. https://www.nature.com/articles/

  5. http://www.iucngisd.org/gisd/species.php?


Amiamo i gatti, e facciamolo nel rispetto della fauna selvatica. Se i gatti sono così importanti dal punto di vista affettivo, gli animali selvatici lo sono da un punto di vista ecologico ed ambientale. E dal benessere dell'ambiente dipendiamo anche noi!

prpseui selvaico

Per un esperienza migliore si consiglia la lettura da pc.

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